FOTO 📷 Crassiza e il Buiese con Venezia per rinnovare il legame storico del Carnevale

C’è un filo fatto di arte, tradizioni e relazioni che da secoli collega Venezia e l’Istria. Oggi quel legame torna vivo con Le Due Sponde Adriatiche – Olympus Edition 2026. Si tratta di un progetto, in onore del Carnevale di Venezia, promosso dall’Unione Italiana nell’ambito dell’Intesa Europa Adriatica Nordest sottoscritta alla Fenice nel 2023.

Il 24 e 25 novembre 2025 Crassiza è stata la prima tappa dei laboratori e della mostra di maschere veneziane. La galleria foto riportata sotto e l’immagine di copertina raccontano la forza dell’esperienza con giovani e adulti con le maschere appena realizzate, circondati da bandiere, gonfaloni e una vasta esposizione di opere da collezione. È l’essenza del progetto di un laboratorio di alto artigianato che diventa spazio d’incontro, dialogo, scoperta personale e orgoglio comunitario.

Legame Venezia–Crassiza

Crassiza rappresenta uno dei centri più simbolici del rapporto storico con la Serenissima. Per secoli rifornì Venezia di vino, olio, legname e prodotti agricoli, ricevendo in cambio modelli culturali, linguistici e amministrativi. Nel 1343 il signore del territorio Buiese Biaquino III scelse l’alleanza con il Doge Andrea Dandolo, garantendo stabilità e cooperazione durature. Oggi questo legame si rinnova attraverso l’arte mascheraria e il dialogo culturale.

La tradizione Buiese

Oltre a Crassiza al progetto partecipano le Comunità di Buie, Castelvenere e Momiano. Il Comune di Buie in particolare, di cui Crassiza fa parte, custodisce un’antica tradizione carnevalesca profondamente intrecciata alla cultura veneziana. Per generazioni, maschere, travestimenti e compagnie popolari hanno animato il territorio, riflettendo un patrimonio comune Venezia. Al Carnevale istriano di Buie, arricchito dall’influsso veneziano, si creavano carri allegorici, si formavano compagnie di “Bianchi” e “Neri” e ogni travestimento diventava occasione di festa e comunità. Nel laboratorio di Crassiza questa eredità è riemersa con forza anche attraverso la partecipazione attiva di membri delle Comunità del Buiese che hanno riportato in vita un filo diretto con quella tradizione, oggi reinterpretata attraverso le tecniche dei mascareri veneziani.

Laboratori maschere e mostra

Per due serate la sala della Comunità di Crassiza si è trasformata in un atelier creativo grazie ai maestri veneziani Franco Gabriele Cecamore dell’Atelier Kartaruga nel sestiere Castello, maestro della cartapesta, e Lucio Lizzul del’Atelier Pontecavallo a Cannaregio, specializzato in cartapesta, cuoio e ceramica. Con la loro guida i partecipanti hanno appreso le tecniche dei “volti” veneziani e altre maschere reinterpretando il tema del Carnevale di Venezia 2026, Olympus – Alle origini del gioco, dedicato alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Durante il laboratorio, sempre nella sala della Comunità degli Italiani di Crassiza, sono state esposte 50 bellissime maschere della collezione Kartaruga.

Comunità di Crassiza

Il Presidente della Comunità degli Italiani di Crassiza, Mate Mekiš, ha detto: “Le due serate dedicate al laboratorio si sono rivelate un’esperienza estremamente valida e costruttiva per impiegare il tempo libero. I partecipanti, provenienti da diverse Comunità del Buiese, non solo hanno acquisito una nuova e affascinante abilità artigianale, ma hanno anche rafforzato i legami sociali e culturali della nostra comunità. È stato emozionante osservare l’interesse e l’entusiasmo con cui ciascuno si è avvicinato all’arte della mascheratura. Realizzando le proprie opere, molti hanno scoperto un talento inatteso, provando un profondo senso di appagamento e gratitudine per l’opportunità offerta. Il vero successo del laboratorio non sta solo nelle magnifiche maschere create, ma nella prova concreta che investire in progetti come Le Due Sponde Adriatiche rappresenta un catalizzatore per la crescita personale e per nuove possibilità: forse l’inizio di un hobby, o persino un futuro percorso creativo per i nostri talentuosi connazionali. Desidero esprimere un sentito ringraziamento all’Unione Italiana per aver portato questo pregevole laboratorio all’interno del nostro sodalizio. Un ringraziamento speciale va ai due Maestri che, con grande competenza e passione, hanno saputo trasmettere tecnica e arte ai partecipanti. La buona riuscita dell’iniziativa è merito dell’intera organizzazione del progetto Le Due Sponde Adriatiche, che, grazie anche al supporto logistico della nostra Comunità e di quella degli Italiani di Buie, ha portato a compimento con successo il primo degli appuntamenti in programma. Infine, la nostra gratitudine va anche agli organi di stampa e ai media che hanno promosso e seguito l’evento, contribuendo a dare il giusto risalto a questa importante iniziativa culturale”.

Unione Italiana

Il Presidente della Giunta Esecutiva dell’Unione Italiana Marin Corva ha sottolineato “l’importanza del legame tra Venezia e le terre dell’Istria e del Quarnero”. “Realizzare un’iniziativa – ha spiegato Corva – nata in seguito alla sottoscrizione dell’Intesa tra l’Unione Italiana e una ventina di organizzazioni di imprese e associazioni di Venezia e del Veneto, rafforza questo comune percorso orientato dal valore della cooperazione. Ringrazio tutte le otto Comunità di Crassiza, Buie, Castelvenere, Momiano, Albona, Valle, Gallesano e Dignano che hanno accolto il nostro invito e che rappresenteranno la CNI nel 2026 al Carnevale di Venezia”.

Verso Venezia 2026

Le Comunità degli Italiani di Crassiza, Buie, Castelvenere, Momiano, Albona, Valle, Gallesano e Dignano, parteciperanno alla sfilata inaugurale del Carnevale di Venezia a febbraio 2026, a bordo di barche a remi coordinate da Gloria Rogliani la donna più premiata della voga, con costumi creati dal Teatro di Fiume. Un ritorno non solo simbolico in Laguna dopo il successo della scorsa edizione a Venezia con Orsera, Fiume e Lussino dedicata a Casanova 300, dove Istria e Venezia celebreranno un patrimonio condiviso che continua a unire le due sponde dell’Adriatico. Autore e coordinatore Vittorio Baroni.

Foto di Vittorio Baroni

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